Il vento è una forza evanescente, una presenza che s’insinua, s’incanala e si propaga. Ed è forse cavalcando questa forma di energia che le opere esposte arrivano fino nel profondo di chi le osserva.

L’una scultrice, l’altra fotografa, le due autrici protagoniste danno vita con questa mostra ad un particolare allestimento, generato da una regia spontanea che sembra governare il dialogo tra le loro opere. Un dialogo garbato, nulla viene urlato, eppure i lavori esposti esprimono con forza l’importanza del ricordo, evocando con leggerezza la finitezza dell’infanzia e della spensieratezza, nel caso di Cornière, e l’inesorabilità del tempo che scorre ma che nel presente si dilata, come emerge dalle opere di Vera Rossi. La ricerca di entrambe converge verso la necessità di ascoltare le vibrazioni del tempo, presente e passato, per cogliere ogni piccola cosa, anche il soffio del vento.

Le figure eteree di Cornière sembrano muoversi delicatamente tra le bolle di sapone soffiate da una figura di bambina – ultima creazione della scultrice parigina realizzata in resina a grandezza naturale – e trasportate da quella leggera brezza che muove le tende incorporee di Vera Rossi, tema del nuovo ciclo fotografico dell’autrice milanese, esposto ora per la prima volta integralmente.

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