FORNI in VENICE
01.09.24
Venezia
Autodidatta, Carlo Morago espone per la prima volta all’età di 22 anni, in una galleria di Madrid.
Lavora come illustratore, senza mai abbandonare la pittura, divenuta in seguito la sua professione.
Come egli stesso afferma, “La mia formazione è vedere le cose. L’apprendimento continuo è la motivazione che da sempre mi accompagna”.
I soggetti del primo periodo sono essenzialmente paesaggi urbani della sua città, Madrid. In seguito, affronta altri temi come interni, giardini e composizioni. Ogni soggetto è rappresentato con grande garbo e maestria rivelando uno straordinario equilibrio di forme e colori. Un’atmosfera quasi metafisica domina nei suoi dipinti, ove il silenzio regna incontrastato.
Corrispondente accademico della Royal Academy of Fine Arts di Ungheria, Morago è altamente riconosciuto per il lavoro da sempre condotto nell’ambito della figurazione, tra une realismo che oscilla tra il metafisico e l’iperrealismo.
Numerose sono le mostre personali e collettive che Morago ha tenuto in Spagna, in gallerie storiche come la Sala Pares di Barcellona, la Galleria Anquin’s di Reus e la Galleria Nolde di Madrid, così come numerose sono le partecipazioni a fiere e rassegne d’arte contemporanea internazionali come, tra le più recenti, St’Art Strasburgo e Art Karlsruhe in Germania, Collabora in modo continuativo con la Galleria Forni dal 2017.
I soggetti che Morago predilige sono visioni silenti, angoli di mondo forse anche ordinari ma che la sensibilità pittorica dell’autore riesce ad elevare a spazi dell’anima, guidandoci in una dimensione quasi metafisica per lasciare alle spalle tutto ciò che disturba, tutto ciò che di superfluo inquina il nostro sguardo, invitandoci a focalizzare l’essenza delle cose. In questo consiste il processo pittorico di Morago: una purificazione dell’immagine da qualsiasi elemento chiassoso, limitando il contenuto ad un numero minimo di dettagli, ma accuratamente rappresentati, quasi ossessivamente curati nel segno, nella scelta cromatica, sfiorando a volte l’iperrealismo. Ne risulta un indiscutibile equilibrio, un’atmosfera di tranquillità e quiete, di tregua riflessiva rubata ad una spesso frenetica ed estenuante quotidianità.
Pur vivendo in una città caotica come Madrid, Morago riesce a restituirci angoli di pace, piccoli spazi silenti nascosti tra i cortili e i giardini interni dei palazzi. Qualche rampicante risale timidamente le pareti, azzardando a volte un fiore vermiglio che irrompe nel cemento per ricordarci la bellezza della natura e per invitarci ad una pausa in favore della contemplazione.
Immagini delicate, toni sapientemente dosati e luci abilmente contrastate, nel rispetto del più tradizionale realismo spagnolo, Antonio Lopez Garcia prima di ogni altro, per quell’impalpabilità della materia che Morago ha fatto sua. Racconti discreti che ci introducono in punta di piedi nell’intimità di una casa, di un palazzo, in spazi chiusi tra mura e cancellate ma con varchi aperti sul mondo, un mondo privo di persone ma pieno di umanità, il mondo pittorico di Morago.