Bert Andrea Mario

Andrea Mario Bert nasce nel 1984 a Forlì. Vive e lavora tra Forlì e Bologna.

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Bert (Andrea Mario Bertocchi), viene educato alle arti fin da piccolo. Si diploma con lode all’Accademia di Belle Arti di Bologna con una tesi dal titolo “Il cielo come produttore di immagini: parallelismi tra John Constable e Gerhard Richter”. Si è recentemente laureato con Lode al biennio specialistico di pittura dell'Accademia di Belle Arti di Bologna con la tesi "La rivolta di Atlante: la Svolta Celeste e le nuove evoluzioni delle arti e della società" (ottobre 2015).
La sua poetica è stata fortemente influenzata da studi indipendenti legati a storia, filosofia, mistica e alchimia. Partecipa attivamente a numerosi workshop e mostre in Italia e all’estero presso gallerie e musei. Dal balcone del cielo”, a cura di Beatrice Buscaroli, è la sua mostra personale più recente, tenutasi alla Galleria Forni nel giugno 2017.

I lavori di Bert raffigurano essenzialmente piccole porzioni di cielo, pezzetti d’infinito racchiusi dalla cornice. Qualche quadrifoglio vetrificato compare a volte sulla superficie della tela, con un esile stelo che si erge forte e fiero di essere in primo piano, dando concretezza a tanta astrazione, a tanta spiritualità. A volte l’autore sembra volerci dare traccia dei suoi pensieri inserendo piccoli indizi nei titoli che assegna ai suoi lavori. In alcuni casi vengono persino menzionate le pagine dei volumi ove ha posizionato con grande cura le piccole foglie ad essiccare.

Con queste parole Beatrice Buscaroli presenta il suo lavoro:
“Siamo entrati nell’era “del blu”, oramai da sette secoli, scrive Bruno Bandini, uno dei suoi maestri. Eppure, nonostante Giotto o Yves Klein – o forse grazie proprio alle loro intuizioni – il blu continua ad essere un enigma. Forse perché a quel colore appartengono la tonalità dello spazio, la profondità, l’altezza, la distanza. In esso transita il soffio esclamativo dello stupore, proprio come, nelle sue Voyelles, Arhtur Rimbaud si associa alla vocale “o”. Meraviglia, miracoloso, trascendenza, inatteso, purezza, ma anche leggerezza, oltrepassamento, la-bas capace di esaltare i nostri richiami e le nostre speranze, per quanto prive di conferme.
Per Bert al blu si addice una funzione dinamica, molto più vicina al “colore del fuoco” di Klein di quanto non possa apparire. Una trasmutazione costante che è aria, cielo, mare. Ma soprattutto respiro, pulsazione, vita. Il blu è un accadimento, un evento che si verifica, un’irradiazione. Può presentarsi nelle forme della disseminazione, può vivere sotto traccia, può manifestarsi come una zip newtoniana, uno strappo o un suono acuto o un’espressione di energia.
L’autore è ossessionato dalle declinazioni possibili, dagli slittamenti del colore L’immagine procede attraverso il colore e continua ogni narrazione, come se il contenuto vero si riducesse a quella pratica – la pittura – in cui realtà e fantasia, materialità e ineffabilità, solidità del segno ed epifania della forma, paiono confondersi.”

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